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Il presente volume, lungi da qualsivoglia intento denigratorio, intende contribuire a sensibilizzare l'opinione pubblica innanzitutto sul problema dell'endometriosi e a sollecitare soggetti e organi competenti (sanitari, Camere, Governo, Magistratura etc.) ad adoperarsi sempre più attivamente e con ogni mezzo disponibile affinché al più presto non abbiano più a verificarsi fatti come quelli qui narrati. Lo scritto, attingendo a un doloroso vissuto personale, costruisce un discorso tutto intessuto di interrogativi cogenti e legittimi (in cui forse tante donne potranno riconoscersi), ricordando così, soprattutto a chi fosse incline a dimenticarlo, che il soggetto umano, anche quando malato, può serbare "occhi" per "vedere" e mente per giudicare. La chiave è dunque giornalistica, interessata all'emancipazione dei contesti in cui ha luogo il dialogo fra chi è infermo e chi è preposto alla cura. A quest'ultima figura si guarda con rispettoso spirito critico, perché il suo compito - si dice in queste pagine è di quelli che diremmo ancora "sacri", se non vivessimo in un'epoca volta piuttosto a "desacralizzare".