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Nella storia valgono solo i fatti o sullo stesso piano stanno le idee? Nelle vicende dei popoli c'è posto esclusivamente per le istituzioni politiche e le strutture sociali, o un ruolo notevole esercitano anche quei disegni di riforma astratti e radicali conosciuti come utopie? E in che modo questi apparenti "castelli in aria" possono incidere sulla vita reale degli individui? La storia può avere una fine? Qualcuno sostiene di sì. E se così fosse, si potrebbe ricavare dal suo insegnamento un'etica universale per un futuro senza storia? La storia si fonda sulle testimonianze di coloro che l'hanno vissuta e subìta, ma chiunque può essere partecipe, mediante l'ascolto, di eventi e situazioni di cui non possiede un'esperienza diretta. L'ascolto implica perciò un dovere, una responsabilità? I posteri hanno l'obbligo di conoscere e tramandare la memoria dei loro antenati?... Questi sono alcuni degli interrogativi affrontati nei tre saggi che compongono il libro. Tre capitoli di un unico discorso sul tema del complicato rapporto dell'uomo con la storia e la società, quindi, in definitiva, del confronto fra l'Uno e gli Altri nello "stretto spartiacque" dell'esistenza.