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L'opera si propone di dare un quadro il più possibile esaustivo della realtà alimentare e culinaria che ha contraddistinto la nostra cultura dall'età tardo classica a quella medievale. L'intento è stato quello da un lato di mostrare il legame, pur nelle molte differenze, fra arte culinaria romana e cucina medievale, al di là del luogo ricorrente che sancisce una netta frattura fra il De re coquinaria di Apicio (IV - V secolo d. C.) e i ricettari medievali (fine XIII secolo d. C.), dall'altro di disegnare gli scenari produttivi, sociali e culturali che si delineano dietro la nascita dell'arte culinaria, sfatando al contempo alcuni luoghi comuni duri a morire: l'idea delle spezie usate come conservanti, o quella relativa alla tarda introduzione della forchetta, l'origine cinese o araba della pasta. Così, accanto alla riproduzione di numerose ricette tratte dalle fonti documentate dell'epoca, si è voluto ricostruire non solo i modelli produttivi e alimentari, ma la controversa storia dell'idea di "gola", nel suo passaggio da ostentazione di lusso a vizio capitale, da puro piacere di stare a tavola a trasgressione sociale, il tutto attraverso una ricca documentazione letteraria.