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È più che mai attuale l'appello che Jacques Maritain lanciava negli anni del dopo-Concilio: "Il grande bisogno dei nostri tempi, per quanto concerne la vita spirituale, è di mettere la contemplazione per le strade" (Il contadino della Garonna). Invasa da tanta banalità e da stomachevole volgarità, la nostra epoca sembra essere disattenta, o peggio indifferente, verso la contemplazione e lo studio dei "massimi problemi" o delle "grandi ipotesi", per le quali occorre impegnarsi a fondo per penetrarne il senso. Si tratta di un'occupazione che non dovrebbe appartenere solo agli specialisti, teologi e filosofi, ma è un tesoro di tutti. Dobbiamo prenderne coscienza e cercare le vie attraverso le quali la speculazione e la contemplazione possano comunicarsi nel mondo alla grande moltitudine di anime che hanno sete di verità. Per questo mi sono impegnato a riproporre un tipo di paradigma antropologico forte, convinto che possa favorire la nobile e soprannaturale attitudine alla contemplazione che è l'entrata nella vita dello spirito.