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Dopo un lungo andare in compagnia di Mumford, Benjamin e altri per le vie di New York passando passages e pensando paesaggi e presagi di forme, scopriamo, tra altre, una poetica "at(o)mo-sferica", quella di Winka & Archi-Tectonics, che a New York fa vetrina di sé mostrando che la dialettica in architettura non è ancora "in stato d'arresto". La sua recente produzione mostra, appunto, un doppio registro, un colpo d'ala doppio che la vede oscillare tra ambivalenza e polivalenza ma senza ambiguità, tra forme puriste e altre volte espressioniste in un percorso che emoziona, che cresce e si muove tra purismi, elettro-espressionismi e antropo-bio-morfismi, ma sempre pratico e attento alla macchina informatica e ai suoi meccanismi. Arango, Cibani o Vestry e altro ancora sono opere oggi foriere di codici nuovi (armature, surface, interface), "pontiere" d'innesti, trapianti, di sradicamenti, dislocamenti, d'allestimenti e interior designs.