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A Clockwork Orange non è soltanto un film sulla violenza ma anche una pellicola della violenza: il continuo e sistematico susseguirsi di drastiche variazioni del movimento e dei patterns ritmici, proprio in corrispondenza degli episodi di scatenamento dell'aggressività dei "Droogs", fanno sì che siano le categorie di base cinematografiche a palesarsi in tutta la loro evidenza iconica, per produrre nello spettatore un vero e proprio "shock visivo". Questa forte estetizzazione della violenza è il risultato di un preciso modo kubrickiano di intendere l'arte cinematografica come trasgressione, delirio, artaudiano théâtre de la cruauté, e si cristallizza in una modalità rappresentativa scopertamente antirealistica e più vicina alle avanguardie novecentesche del cinema puro, assoluto, che al cinema narrativo classico. La sinossi del film, che completa il volume, fornisce una capillare segmentazione della pellicola nelle componenti fondamentali della colonna visiva e della colonna sonora, e rappresenta pertanto un pratico e utile punto di riferimento per chiunque, specialista o meno, intenda accostarsi all'analisi di A Clockwork Orange.