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La potenza teorica di questo trattato consiste nel fatto che Aristotele risolve il problema del divenire concepito nella sua forma estrema, quella cioè della nascita e della morte degli individui, all'interno di un universo eterno, trovando una soluzione che supera radicalmente la posizione di alcuni fisiologi presocratici, che avevano considerato i vari tipi di divenire come semplici epifenomeni di una corporeità di base immutabile ed eterna. Aristotele respinge la chimica atomista e propone una teoria delle sostanze naturali che, essendo il prodotto di svariati miscugli chimicofisici, stanno alla base sia della stabilità della natura che del divenire degli enti naturali. Nella coniugazione di equilibrio e disequilibrio delle proprietà elementari consiste l'originalità e la modernità della chimica fisica di Aristotele.