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La globalizzazione presenta due versanti, uno positivo, l'altro, negativo. Da un lato, essa uniforma, a livello planetario, i comportamenti umani, dissolvendo le strutture economiche e le sovrastrutture culturali ancorate al passato; dall'altro, viene in considerazione il nichilismo. Il proprium di quest'ultimo è di essere la più alta espressione della filosofia dell'antiumanesimo. Il giurista è chiamato sia a predisporre i valori giuridici capaci di corrispondere alla dimensione della società globalizzata, sia ad evidenziare come il nichilismo non abbia una fondazione razionale, come non sia altro che la sovrastruttura ideologica di un sistema economico informato al primato del profitto, alla conseguente relegazione dell'essere umano, nella sua qualità di prestatore di lavoro subordinato e di consumatore, a strumento di conservazione e di accrescimento del profitto stesso. Si tratta, allora, di assoggettare tale sistema a valori etico-giuridici capaci di adattare al tempo presente la filosofia dell'umanesimo, di realizzare, conseguentemente, "un degré toujours plus élevé de moralité de lumières et de bien-être".