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Moderno e Postmoderno: si è discusso a lungo su queste due categorie. Decostruendole e ricostituendole lungo traiettorie di pensiero che ne hanno rimodellato spesso storia e sintassi. Ciaravolo e Cantarano, nel loro vibrante dialogo, riprendono a tessere la trama di quel dibattito. Ma lo fanno cercando di esplorarne alcuni territori rimasti sorprendentemente in ombra. Come, ad esempio, la dimensione naturale dell'individuo. Che gli autori flettono sull'asse biofilosofico. Come l'artificio metafisico del logos, che viene disvelato nel suo carattere puramente "segnico". Come la cruciale questione della libertà, fatta coincidere con la "spontaneità" propria della Natura. Come la riconsiderazione ontologica della Physis. Dal confronto tra Postmoderno (Ciaravolo) e Moderno (Cantarano) - una sorta di musicale contrappunto dialettico tra i due movimenti - riemerge l'autentica vocazione ontologica della filosofia. Diventata sempre di più irriconoscibile. A causa degli slittamenti epistemici a cui è stata indebitamente sottoposta, in direzione di una molteplicità di "saperi ontici", come direbbe Heidegger. La filosofia deve tornare ad essere una "pratica".