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Elfrida Wing si è svegliata con un titolo in mente, un titolo perfetto per il suo nuovo romanzo. Un titolo che va ad aggiungersi a tanti altri titoli perfetti di libri che non hanno mai visto la luce. È da qualche tempo, infatti, che Elfrida non riesce a mettere giù delle storie degne di questo nome. Per questo non appena suo marito, il regista Reggie Tipton, esce per andare sul set, allunga il succo d'arancia con la vodka. Talbot Kydd, produttore figlio di produttore, si desta di soprassalto con un sogno che ancora indugia dietro le sue palpebre: un giovane sconosciuto esce dal mare rivolgendogli un cenno di saluto, il corpo snello, nudo. Felicemente sposato, in buona salute, figli ormai grandi, ragionevoli soddisfazioni professionali, Talbot avrebbe di che sorridere alla vita, ma deve fare i conti con uno strano malumore o, meglio, un senso di angoscia strisciante di cui non riconosce le ragioni. Anny Wiklund, stella che brilla nel firmamento cinematografico, riprende gradualmente coscienza di sé dopo l'ennesima notte brava e, come ogni mattina, si chiede se oggi morirà. Poi si rende conto del ragazzo addormentato di fianco, nel letto, e pensa che da tanto tempo non faceva l'amore con uno più giovane di lei, uno che crede ancora che la vita sia un gioco. È l'estate del 1968 e, mentre nel mondo divampano proteste e rivolte, Elfrida, Talbot e Anny si trovano nella soleggiata Brighton, coinvolti nelle riprese di un film funestate da un'infinita serie di calamità, in un momento cruciale della loro vita. Attraverso il racconto indiscreto e irresistibile dei sotterfugi, delle improvvisazioni e delle situazioni grottesche che caratterizzano le riprese di un film dal titolo assurdo e pomposo, William Boyd compone con "Trio" un romanzo sulle ombre e le inquietudini di un'epoca - il '68, l'anno delle utopie di liberazione e dell'assassinio di Robert Kennedy e di Martin Luther King - che penetrano nell'animo non soltanto dei suoi grandi protagonisti, ma anche di alcuni suoi figli minori.