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La «Stella boara» è Venere, la stella del mattino che, prima del sole, destava i contadini e la stalla e «purgava la notte di ogni incubo sinistro». I contadini la salutavano alle quattro o alle cinque del mattino, quando la notte era ancora piena di stelle, ma i suoi terrori erano passati con l'apparizione, appunto, della «Stella boara» che destava la vita in campagna, per animali e uomini, per la terra e il cielo. Venere era l'unico astro del firmamento al quale il contadino faceva attenzione dopo il sole e la luna, e la notte, dissolta ogni minacciosa oscurità, viveva solo della serena attesa del giorno, apparteneva alle sollecitudini dell'uomo e non più ai capricci delle fantasmine. In questo libro sono raccolti riflessioni, sfoghi polemici o poetici, aforismi, il cui motivo centrale consiste nel richiamo alla saggezza contadina, alla semplicità e rudezza dell'ambiente, che Silvio Negro aveva lasciato da ragazzo, e nel contrasto tra questo mondo e la vita della città, con le complicazioni e finzioni moderne in mezzo alle quali era stato costretto a vivere e lavorare. Premessa di Dino Buzzati.