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La memoria orale coagula il tempo, i suoi santi e le sue streghe stanno gli uni vicini alle altre, in fondo non del tutto dissimili nello spazio magico che passa dentro e fuori, nei racconti, e nella quotidianità del vivere. Così accanto alla Storia, quella dei grandi eventi, si dipana un'altra storia, fatta di lunghe o lunghissime durate, nella quale il diluvio, castigo divino che cancella in una notte il paese montano, le orde di Attila, "flagello di Dio", scese a devastare le verdi campagne, e il Concilio di Trento, che confina nelle valli e sui monti le compagnie di spiriti e stregoni, stanno appena al di là degli eventi familiari delle nascite e delle morti, delle feste e dei matrimoni. La voce corale narra e rinarra le speranze di una vita più sicura, in cui il lavoro non sia la condanna per il sopravvivere, ma la fonte di un meritato benessere che solo nelle fiabe ascoltate durante le veglie si trasforma nel mitico paese dell'abbondanza e della ribellione contro i potenti; in realtà la fantasia della tovaglia che si apparecchia da sola altro non è che la spia della grande fame e dell'indigenza cronica della gente delle campagne. Vicino alle testimonianze orali dirette, stanno quelle mediate dalla cultura scritta, spesso sintomi della incomprensione con la quale essa ha guardato al mondo popolare.