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Rina, Vincenza, Eloisa, Marga. Quattro donne diverse tra loro, ma legate da una colpa comune: l'infanticidio. Chiuse in una stanza, all'interno di un carcere psichiatrico giudiziario, trascorrono il loro tempo espiando una condanna che è soprattutto interiore: il senso di colpa per un gesto che ha vanificato le loro esistenze. Dalla convivenza forzata - che a sua volta genera la sofferenza di leggere la propria colpa in quella dell'altra germogliano amicizie, spezzate confessioni, un conforto mai pienamente consolatorio ma che fa apparire queste donne come colpevoli innocenti.