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Il male dell'Italia sono davvero i politici? O forse i politici sono solo il comodo alibi di un popolo che non vuole ammettere fino in fondo le proprie responsabilità? In quest'Italia "sì bella e perduta", l'autore, attraverso riferimenti alle recenti vicende politiche, all'attuale contesto socio-economico e alle nostre peculiarità culturali e caratteriali, senza mai rinunciare alla suggestione di rimandi storici ed echi letterari, delinea, spesso con amaro disincanto, un lucido quadro di ciò che siamo e di ciò che meritiamo. Grida con rabbia un j'accuse che ci chiama tutti a guardarci in faccia senza nasconderci dietro usurate ipocrisie. Con un linguaggio impetuoso, a tratti sdegnato e tagliente, che poi si fa toccante, struggente e fiero nell'evocare la nostra immensa ricchezza, i nostri valori e la grandezza della nostra cultura, Luigi Campana ci sprona a ritrovare un orgoglio antico. Ed ecco dunque, a concludere l'opera, un appello accorato per fermare la deriva, perché l'Italia non sia davvero "perduta".