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Era buio e fuori pioveva a dirotto quando tutto ebbe inizio. Il cielo era scuro e pesante, quella sera, nella piatta campagna veronese. La torre di "casa fiorita" pareva tagliasse minacciosa le nuvole gonfie d'acqua. Tutte le stanze della villa erano illuminate: sembrava una delle feste che la signora Camilla dava invitando la gente in vista. Venivano anche da Verona le persone importanti ma quella sera, nell'aria, non si sentivano le note dei valzer di Strauss ma le note profonde, romantiche, coinvolgenti di Beethoven. Era il signor Antonio che suonava il piano nel salone, solo, in attesa: improvvisamente un vagito, il piano emise un suono rabbioso a conclusione della sonata. Beppina, la vecchia governante, correva su e giù per la casa; pregava e ringraziava continuamente il signore. Guardò Antonio confuso: "signore, è nato!" Fuori pioveva a dirotto e il profumo dell'erba bagnata entrava dalle finestre. Antonio, come se si fosse reso conto solo in quel momento di quello che stava accadendo, salì di corsa la scalinata che dal salone portava alle camere. Entrò nella stanza di Camilla. La donna era assopita. Vide un fagottino avvolto in un lenzuolo di lino: era nata Emma...