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La felicità possiamo coltivarla come un frutto del nostro giardino, raccoglierla, gustarla, ma non possiamo metterla in gabbia. Sarebbe troppo facile fare una provvista di felicità, prenderla, metterla sotto vuoto e aprire il barattolo quando siamo in crisi di astinenza, come facciamo con la marmellata. La felicità è un fiore fragile, che vive quotidianamente, che deperisce se manca di luce, di sorriso, di desiderio. Sta a noi tenerla in vita, coccolarla, fare in modo che non appassisca. Non possiamo continuamente essere felici, non possiamo sempre ritrovare la gioia nelle stagioni della nostra vita. Per questo, dobbiamo serbare nella memoria gli istanti più belli, più sereni, per poterli rivivere e ricordarcene più tardi, nei momenti più bui della nostra esistenza.