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Al crollo del muro di Berlino il protagonista di questo romanzo, ormai settantenne, ricorda quando, quarantenne, venne mandato a Mosca dalla sua azienda per avviare delle trattative economiche. Durante questo soggiorno nella capitale sovietica, episodi apparentemente insignificanti fanno riaffiorare nella memoria del protagonista fatti dolorosi di cui non è più cosciente, che lo rimandano indietro negli anni, al tempo della seconda guerra mondiale e a episodi che lo coinvolgono direttamente, come la deportazione nel campo di lavoro di Tchestokowa, in Polonia. Nel suo dipanarsi il romanzo fa conoscere da vicino la situazione economica e sociale dell'Unione Sovietica negli anni Sessanta, quando in Italia c'era voglia di ripartire dopo le distruzioni della seconda guerra mondiale, e quel paese, nonostante il proclamato disgelo, rimaneva sempre misterioso e distante per gli occidentali. E ci fa anche vivere, attraverso la sensibilità del protagonista, il clima degli anni Sessanta, basato sul terrore dell'olocausto nucleare e quello degli anni Novanta, quando giunge, con il crollo del muro, la fine di quell'agonia.