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La prima regola per amare il giardino è dargli tempo: il segreto sta nell'imparare a rallentare, senza paura di dedicasi all'osservazione della natura, proprio come si fa da piccoli. Paesaggista raffinato ed esploratore avventuroso, Antonio Perazzi ha scoperto il suo amore per la natura poco più che bambino, durante le lunghe estati tra le colline del Chianti, a Piuca, nella casa del nonno. Lì, tutto era selvatico: le lucciole che si rincorrevano tra i cespugli di ortiche, i funghi sulle cortecce, le piante che si arrampicavano l'una sull'altra... un giardino molto diverso da quelli che punteggiavano Milano. E mentre molti in quei grovigli naturali vedevano il caos, Perazzi comincia a maturare un'idea di giardino complessa: un insieme unico di organismi capaci di interagire tra loro. Crescendo questa idea l'ha inseguita nei boschi e nei giardini di tutto il mondo, dalle montagne della Cina meridionale all'India, fino all'Alaska per poi tornare a Piuca, carico di semi e piante esotiche e con un obiettivo preciso: dare vita a una botanica versatile, basata sull'adattamento, a un giardino che fosse in grado di interessare una relazione tra natura e società. In questo poetico manuale di "botanica per artisti" Perazzi ci accompagna tra edere e belle di notte, anemoni japoniche e tweedie cerulee; tra le piante che crescono naturalmente senza bisogno dell'aiuto dell'uomo e quelle ostinate, tra alberi secolari ed erbacce spontanee. Un inno ala straordinaria quotidianità di una natura finalmente libera da controlli: un'opera d'arte che evolve nel tempo.