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"Come può essere sentito e considerato come la massima felicità qualcosa che istupidisce e potenzialmente imbarbarisce? Alla fine l'amore è davvero solo una malattia, e neppure la più bella, bensì la più spaventosa che esista? Oppure è un veleno, ed è la quantità a decidere se sarà benefico o devastante? Aiuto, Socrate, aiuto!" Sono proprio l'amore e il suo funesto doppio, la morte, che Süskind ha deciso di affrontare in questo breve, ma intenso saggio. E per farlo chiama a raccolta testimoni illustri come Platone, Socrate, Goethe, Wagner, Stendhal, e mette a confronto il destino di Orfeo e di Gesù, in quanto entrambi hanno tentato di vincere la morte in nome dell'amore. E in questo confronto tra Mito e Storia, Süskind da prova del suo talento, oltreché di saggista, di narratore, di colui che sa misurarsi con gli abissi del sublime e tracciare un ritratto di un passato che non solo è parte di noi, ma nel quale ognuno può guardarsi come in uno specchio.