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In terra d'Abruzzo, Zirì-tè era il verso di richiamo per le capre, l'unico modo per i pastori di attirare l'attenzione di questi animali piuttosto anarchici. La capra, contrariamente alle altre bestie da allevamento, non è affatto obbediente e si ribella facilmente al padrone: si inerpica, si nasconde e si isola su alture irraggiungibili. Zirì-tè, Zirì-tè! gridava invano il pastore, senza sapere però, che anch'egli possedeva lo stesso zoccolo duro della capra, perché nelle vene dei polsi, il sangue che gli scorreva dentro era quello abruzzese: gente caparbia, schietta, a tratti schiva.