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Albert Einstein è stato uno dei promotori del movimento per la pace in Europa all'inizio del XX secolo, denunciando instancabilmente l'imperfezione della nostra società determinata dalla presenza di una istituzione primitiva come la guerra, e dedicando le sue energie alla messa al bando della guerra stessa. Dopo l'ascesa al potere di Hitler, ha però abbandonato il pacifismo per abbracciare una visione federalista, secondo la quale la causa principale della guerra risiede nella divisione del mondo in stati sovrani e l'unico possibile veicolo di pace non può essere che il governo mondiale. Questo libro si occupa della visione di Einstein sulla guerra e sulla pace, e traccia l'evoluzione del suo pensiero su tali questioni, frutto dei numerosi confronti con fisici come Bohr, Planck e Szilard e intellettuali come Dewey, Freud, Gandhi, Mann Mumford, Rolland, Russell, Schweitzer e Tagore. I concetti chiave al centro di queste discussioni sono stati le cause della guerra - incluso il dibattito Einstein-Freud sulle ragioni psicologiche e politiche della guerra - e i mezzi per prevenirla, la distinzione tra antimilitarismo, pacifismo, internazionalismo e federalismo, la linea di demarcazione tra organizzazioni intergovernative e organizzazioni sovranazionali. Prefazione di Giampiero Bordino.