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Questo lavoro si prefigge un obbiettivo innegabilmente ambizioso: proporre, come recita il titolo, un nuovo concetto di «fenomeno ». Con «fenomeno» l'autore dichiara subito di volere intendere non un qualsiasi correlato della nostra coscienza, bensì quegli enti che sono suscettibili di essere «intuiti» (come il tavolo su cui è appoggiato il computer di cui mi servo per scrivere queste righe, ma anche l'ego stesso). Ricalcando un gesto di Severino - uno dei due autori a cui l'autore si ispira e con cui si confronta -, Lucarelli vuole richiamarsi al senso del «phainómenon» greco, che ha la sua radice in «phôs», rappresentando perciò non semplicemente quel che «si mostra», bensì quel che «si mostra in luce» o in piena luce, secondo una peculiare differenza dal modo in cui si mostra ciò che è avvolto da una luce «lunare », per così dire, o «indiretta». (Dalla prefazione di Carmine di Martino)