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Dopo la fine della modernità giuridica è ancora possibile elaborare teorie giuridiche che diano conto dell'esperienza giuridica, così come fanno gli scienziati naturali con riferimento all'oggetto della loro ricerca (la fisica, la chimica), oppure il giurista deve limitarsi a studiare il caso concreto, cercando di assecondare il desiderio di giustizia che deriva dalla trattazione del caso della vita che gli viene sottoposto? La risposta a questa domanda viene fornita in questo saggio a partire da ciò che fanno effettivamente i giuristi, allorché si occupano dell'oggetto della propria conoscenza. Descrivendo pertanto il concreto operare degli stessi, ci si accorge che essi creano continuamente teorie giuridiche, le quali mirano a descrivere l'esperienza giuridica, non solo per dominarla, ma anche per comprenderla; essi la descrivono in modo realistico e dall'"esterno"; le loro teorie possono sempre essere confutate e confrontate le une con le altre.