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Se l'indebolimento delle «identità religiose» delle nazioni europee e le reazioni alla «neutralità» della società secolare segnano il dibattito contemporaneo, la questione di Dio continua a rivelare le dinamiche che scuotono la modernità tardiva. Gli europei non sanno come affrontare la paradossale permanenza di quella questione. Faticano a distinguere le dimensioni religiose della vita comune. La proposta cristiana che ha informato la loro storia ha spesso l'apparenza di uno spettro che si aggira, come un segno quasi svanito o un simbolo ormai muto, tra i popoli del Vecchio continente. La rinuncia al cristianesimo sembra tuttavia rendere l'Europa irriconoscibile a se stessa, anche perché tende ora a coincidere con una rinuncia alle responsabilità dell'azione politica, all'esperienza in cui si determinano la libertà e la giustizia degli uomini. Pierre Manent si sforza di esplicitare le fonti e l'impossibilità di quella duplice rinuncia. Articolando politica, filosofia e religione, offre una riflessione sulla dinamica occidentale che non si confonde con la razionalizzazione strumentale, con l'antagonismo delle classi o con la promozione dei diritti individuali. Quella dinamica è ripensata nella sua opera seguendo le «metamorfosi della città» che continuano a sovrapporsi al problema teologico-politico. Questo libro raccoglie una serie di importanti riflessioni di Manent, tratte da conferenze italiane e francesi. È completato da alcuni tentativi di approfondire gli argomenti di un filosofo che medita il rapporto tra cristianesimo e Europa come un orizzonte attivo d'avvenire, come una questione fondamentale e persistente.