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Un libro per anime tenere e forti, per lettrici e lettori che vogliano cogliere il senso di una vita (e, forse, della vita). Un io narrante che racconta di una "lei" con parole dense ed esplicite e le si rivolge con il pronome "tu" e parla di una donna che scopre, a un certo punto, nella parte più sacra del proprio corpo, una piccola "cosa" dura e irregolare e da questa scoperta la storia comincia. Una storia contemporanea e "inattuale", di amore, nuzialità, fedeltà, di sposalizi tra terra e cielo, di notti fatte di silenzi e parole, che ha nella malattia, di un corpo e delle due anime di cui qui si parla, il proprio filo conduttore. Ci sono immagini e figure simbolo in questa storia, immagini e figure delle quali non sarà facile liberarsi: una coppia di merli che svolazza felice e immemore tra gli alberi e il prato, un uomo nudo e sperduto dentro una lavanderia a gettoni, una donna con il turbante che sembra racchiudere il segreto di ogni cosa. Sopra tutto e tutti c'è l'immagine della rosa, che la protagonista riceve, in fotografia, il giorno del suo ultimo appuntamento nel reparto dell'ospedale, quello in cui le consegneranno il referto definitivo. La rosa apre e chiude il libro, che alla fine, nonostante tutto, ci consegna uno squarcio di felicità. Forte più della morte è l'amore e per scoprirlo mille e una notte non bastano, ma servono mille e una notte più una, perché c'è sempre ancora una storia da raccontare, c'è ancora una notte di vita da vivere. Con una nota di Sonia Serazzi.