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«Sono due le Lucanie che Mario La Cava conosce negli anni Cinquanta. Una è la terra osservata con gli occhi di Leonardo Sinisgalli e Rocco Scotellaro, i poeti alfieri di una regione che all'epoca viveva sotto i riflettori di un successo letterario. L'altra è quella geografica, sperimentata in un viaggio effettuato nel 1952 con lo scopo di scrivere un reportage. La prima, quella dei poeti, ha le tinte dell'elegia e la metrica del ricordo. L'altra, quella del viaggio, si presenta secondo il paradigma della terra interna, dal carattere silenzioso e forse anche un poco meditativa, di sicuro un luogo introverso e poco lineare: stradine labirintiche, borghi isolati, tornanti. La Cava ci arriva nelle vesti solitarie dello scrittore in cerca di storie, ma poi si trova dentro una rete di relazioni umane con persone incontrate lungo le strade, nelle locande, nelle case, anonime certo ma non senza volti, di cui si diverte a fornire dettagli. La Lucania vista da La Cava presenta, dunque, un lessico che è ancora quello di un mondo al di qua del moderno, dove però il moderno sta per arrivare dando a questa terra la patente di regione- laboratorio». Prefazione di Giuseppe Lupo.