Tab Article
Un interminabile corteo funebre in cui tutti sono chiamati a marciare; tutti: gli artisti mezze calzette, gli operai, i malati di aids, le vecchie prostitute, gli uomini, le donne, i vecchi senza i loro bastoni e i bambini. Una marcia funebre dittatoriale che non conduce al camposanto ma che ti fa desiderare una tomba. Un cammino collettivo di un popolo assoggettato a un ideale pericoloso, che lo ha reso morto fra i vivi. "Il funerale senza fine" è un canto cupo e grottesco, una denuncia verso ogni forma di regime. Ma fra l'esercito di occhi vuoti e spenti che cammina inconsapevole, Visar Zhiti lascia pennellate di ottimismo. La dittatura potrà privare gli uomini della libertà, ma non potrà mai privarli della loro umanità. Di quella gioia che nasce dall'essere in tanti e insieme.