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L'indagine che presentiamo è il risultato a cui è pervenuta l'Associazione Comunità Progetto Sud svolgendo una ricognizione di dati e materiali attinenti alle condizioni dei braccianti stranieri nell'area lametina. Il volume pertanto si inserisce in quel filone di studi che pongono l'attenzione a quelle forme occupazionali che si configurano come indecenti e sovente anche in maniera para-schiavistica. Ovvero tutte quelle forme occupazionali che si caratterizzano - come recitano le norme correnti - con un lungo orario, con un salario basso e con la mancanza di protezione contro gli infortuni. Questi aspetti seppur in maniera dissimile da quelli riscontrati in altre aree agricolo-rurali della Calabria, ad esempio nella Piana di Sibari o in quella di Gioia Tauro, sono ben presenti all'interno di contingenti bracciantili immigrati. L'indagine, da questa prospettiva, ha scandagliato la dimensione specifica del mercato del lavoro regionale, i segmenti del medesimo dove maggiore è la presenza straniera e all'interno di questi dove maggiori sono le modalità occupazionali più dure e pericolose, facendo emergere una realtà che tutti percepiscono ma che nessuno riconosce come modalità di sfruttamento grave e dunque sanzionabile giuridicamente. Le attività lavorative ai limiti della legalità non appaiono episodiche o semplicemente marginali, ma del tutto incardinate nelle pratiche usuali del mercato del lavoro locale. Sono dunque pratiche che non appartengono al passato remoto, ma purtroppo sono di presente attualità.