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Si è ormai quasi consolidata nella letteratura scientifica la teoria per cui gli Stati ed i territori a fiscalità privilegiata siano luoghi da condannare, tanto che nell'immaginario collettivo essi sono comunemente associati ai concetti negativi di frode ed attività illecite; del resto, la stessa espressione "paradisi fiscali" viene utilizzata per descrivere questi luoghi in modo dispregiativo e dissimula una equivocità di significato ascrivibile soprattutto alle radici. Tuttavia, vi è dall'altro lato anche una minoranza di autori economici e giuridici che ha evidenziato le positività dei c.d. "paradisi fiscali". Infatti, molti di questi Paesi spesso offrono anche legittime possibilità di investimento in settori ai più sconosciuti e sono stati espressamente riconosciuti come legittimi nel perimetro del diritto tributario internazionale. Probabilmente la verità sta nel mezzo: i c.d. "paradisi fiscali" non sono entità meravigliosamente virtuose ma nemmeno sono quei luoghi dove tutto è brutto e cattivo. Nell'opera sono pertanto evidenziate le ragioni tanto degli "accusatori" quanto dei "difensori" dei c.d. "paradisi fiscali", fermo restando che il loro utilizzo per esclusive finalità di riciclaggio è condannato a priori.