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Filosofo, critico letterario, storico del pensiero e delle istituzioni, attivista politico, Michel Foucault è stato una figura cruciale nella cultura del secondo Novecento. Trovare un filo conduttore nella grande dispersione delle sue "archeologie" e "genealogie" è il fine di questo studio, che funge al contempo da chiara, sintetica ed efficace introduzione alla sua opera e da approfondimento dei concetti nodali di morte dell'uomo e pensiero antropologico, non solo in quel "primo" Foucault in cui vengono affrontati esplicitamente, ma altrettanto in quello degli anni Settanta e Ottanta. Ne emerge come, tanto in sede "teoretica" quanto "pratica", Foucault riprenda il compito kantiano della critica, declinandolo però, di contro al trascendentalismo e soggettivismo di Kant, secondo l'idea di un a priori storico e di un'etica come pratica di libertà. Sono questi gli strumenti per affrontare l'intreccio dei saperi e dei poteri del mondo contemporaneo nel quadro strategico di un inedito illuminismo, quello che ci propone, ancor oggi, di "esser governati di meno, nella prospettiva di non esser governati affatto".