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"Il prezzo della libertà è l'eterna vigilanza". E compito degli operatori dell'Intelligence è esattamente quello di fornire informazioni al decisore politico in vista di una libera e sicura convivenza civile. È chiaro, d'altro canto, che le informazioni prodotte dall'Intelligence o sono vere e proprie conoscenze oppure restano notizie campate per aria e altrettanto inutilizzabili vaghi sospetti. E siccome autentiche conoscenze sono soltanto quelle che risultano da indagini condotte con metodo scientifico, ne consegue che ogni fase del "ciclo dell'Intelligence" debba venir affrontata con coerenza logica e il più severo controllo fattuale. In breve, l'applicazione rigorosa del metodo scientifico ha da essere in funzione in ogni segmento dell'analisi. Tutto ciò nel dichiarato orizzonte di quella concezione fallibilista della scienza che vede la ricerca procedere per congetture e confutazioni, dove anche la meglio consolidata teoria resta sempre sotto assedio e dove vale l'imperativo per cui: razionale non è un uomo che vuole avere ragione, ma è piuttosto un uomo che vuole imparare - imparare dai propri errori e da quelli altrui. Da qui, il filo rosso sotteso alle riflessioni dei due autori del presente lavoro: una seria padronanza del dibattito epistemologico contemporaneo si configura come un presupposto ineliminabile nella formazione professionale degli operatori dell'Intelligence - di quei servitori dello Stato i quali, a rischio della vita, lavorano nell'ombra.