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Ogni pensiero autenticamente religioso è per sua natura implicato nell'idea di visibilità, che spesso analizzata nell'ottica di un'apparizione della trascendenza, di una dinamica di transizione verso una dimensione ulteriore. Il cristianesimo, poi, trova nel concetto di rivelazione un formidabile aggancio a tale idea che, tuttavia, non ne esaurisce la portata. Il Dio dei cristiani, infatti, è per eccellenza il trascendente che si rende visibile. La fenomenologia francese degli ultimi decenni, e in particolare quella del filosofo sorboniano Jean-Luc Marion, rappresenta, da questo punto di vista, un decisivo approccio all'esercizio di una nuova e feconda interpretazione del mondo religioso. In questo orizzonte anche la parola che tenta di appropriarsi della sua comprensione risulta incapace nel suo obbiettivo dichiarato, diventando piuttosto strumento, custode, voce del darsi del visibile.