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Sotto il marchese di Montelegre, incaricato da Madrid nel 1738 di sostituire il Santisteban alla guida del governo napoletano, si verificò nel Mezzogiorno d'Italia un mutamento di indirizzo nella politica interna, orientata adesso in senso decisamente riformistico. In alcuni campi di importanza vitale per la modernizzazione dello stato - dall'economia, ai rapporti con la Chiesa, al fisco - erano infatti considerate ineludibili riforme strutturali, in grado di consentire anche al Regno borbonico di Napoli di partecipare al processo evolutivo in atto in altri Paesi europei. Per la forte opposizione dei ceti privilegiati, non si riuscì tuttavia a portare a compimento il progetto di rinnovamento e nel 1746 il Montealegre, in coincidenza con il fallimento delle sue più innovative iniziative, uscì definitivamente dalla scena politica napoletana.