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In polemica frontale con gli economisti che identificano il processo di modernizzazione con l'industrializzazione, con i filosofi che hanno teorizzato la fine della modernità e con i sociologi che hanno annunciato la rivincita di Dio, l'autore di questo saggio documenta che la civiltà in cui e di cui viviamo è una vera e propria anomalia storico-culturale, formatasi grazie alla drastica riduzione della giurisdizione normativa del sacro e alla conseguente moltiplicazione delle pratiche che, progressivamente, si sono emancipate dal controllo delle istituzioni ierocratiche. Si è così verificato, attraverso laceranti conflitti di interessi e di valori, il passaggio dalla Città sacra, sottoposta alla dittatura spirituale della religione, alla Città secolare, centrata sull'uso pubblico della ragione e la libertà individuale in tutti i campi: in quello politico come in quello economico, in quello filosofico come in quello religioso. Di qui la prodigiosa creatività che caratterizza la Città secolare, nonché il suo iperdinamismo, che potrebbe sfociare in una catastrofe cosmico-storica.