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"Or sono trent'anni, in occasione delle celebrazioni di Antonello da Messina, si riaprì il discorso sul Quattrocento messinese, sui caratteri e sul fondamento della 'grande Messina' del Cinquecento - la capitale della regione siculo-calabra, la rivale non solo ma l'alternativa storica alla Palermo della feudalità, dell'inutile fasto, la cui parabola interpreta ancora oggi l'ascesa e il declino di una Sicilia, di un Mezzogiorno diversi. È il costante rovello di quegli storici di Messina, alla ricerca a tratti affannosa delle ragioni della 'decadenza' rappresentata per lo più da analisi delle riprese insufficienti o impossibili da sciagure collettive, opera della natura e degli uomini. E Salvatore Bottari che s'era tagliato un buon posto in questa schiera ha voluto con queste dense pagine dire la sua sulle fondamenta di un edificio nobile e splendido." (dalla postfazione di Giuseppe Giarrizzo)