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Il liberalismo è al centro, ormai da un paio di decenni, di un crescente interesse, accentuato dalla crisi per molti versi irreversibile di tutte le culture politiche e ideologie concorrenti. Ma che cosa si deve intendere esattamente con il termine "liberalismo"? Il libro di Manent, brillante filosofo della politica cresciuto alla scuola di Raymond Aron, ha il merito, rispetto ad altre opere dedicate alla storia del pensiero liberale, di richiamare l'attenzione del lettore sui fondamenti storici e filosofici di questa corrente politico-intellettuale. Il liberalismo, a suo giudizio, non è riducibile al libero scambio, dunque ad una teoria economica, o al principio della separazione dei poteri, dunque ad un modello costituzionale. La sua caratteristica principale è di essere una dottrina politica che, sin dalla sua comparsa, si è posta come problema quello di organizzare le libertà individuali all'interno di un sistema di regole vincolante per l'intera comunità. Fondamentale, nella sua genesi, è quello che Manent definisce il problema teologico-politico. Nato in Europa come reazione alle guerre civili di religione, il liberalismo si è dato come obiettivo la costituzione di uno Stato neutrale ed agnostico rispettoso di tutte le opinioni e di tutte le fedi, in grado altresì di salvaguardare, al tempo stesso, il bisogno di autonomia dei cittadini e il bisogno di ordine proprio di ogni forma di regime politico.