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Assente dagli itinerari canonici del Grand Tour, a partire dalla "scoperta" di Pompei e Paestum e grazie alla politica illuminata di Carlo III di Borbone Napoli diventa testa di ponte per ulteriori sconfinamenti verso sud, dovendo sempre combattere contro topoi negativi, a volte reali, altre solamente preconcettuali e acritici, dipendenti spesso più dalla condizione e le aspettative del viaggiatore, che dalle reali condizioni dei luoghi. Per questo ha mantenuto, fino ai giorni nostri, un'aura "esotica", in positivo, o più spesso "barbara", in negativo, comunque di "diversità" rispetto a luoghi e itinerari consacrati nel secolo dei Lumi. Anche l'emigrazione di massa, principalmente dopo l'Unità, ha consolidato all'estero un'immagine di arretratezza e povertà dell'intero meridione, che, nella distanza geografica e temporale della memoria degli emigrati, si è spesso capovolta nella nostalgia di un mitico "Paradiso Perduto". Il ricordo poi della passata grandezza greco-latina ha imposto confronti diacronici a tutto discapito del presente. Dal desiderio di scandagliare le caratteristiche di tale "diversità" e di analizzare le motivazioni storico-antropologiche che spingevano e spingono a intraprendere un viaggio oltre la frontiera del Grand Tour, è nato il Convegno Internazionale "Viaggiatori americani in Campania".