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I disastri e i terremoti, in particolare, hanno sempre lasciato tracce rilevanti nella storia. Generalmente l'approccio allo studio di questi eventi ha privilegiato i dati quantitativi resi dall'entità delle vittime e dei danni materiali. Non bisogna trascurare tuttavia come simili avvenimenti incidano fortemente anche sul tessuto politico-economico e socio-culturale delle realtà coinvolte. Sulla base di queste considerazioni, il volume affronta tali nodi problematici, cercando di mettere in risalto anche l'impatto che i sismi determinano sulla mentalità collettiva, aspetto quest'ultimo spesso rimasto sullo sfondo della ricerca storiografica. Se in svariati casi essi si caratterizzano solo temporaneamente quali elementi di lacerazione e vengono riassorbiti nel tempo, come prova l'analisi comparativa condotta su tre grandi catastrofi telluriche europee verificatesi in epoca moderna (Sicilia 1693; Lisbona 1755; Calabria e Messina 1783), ciò non accadde per il terremoto del 28 dicembre 1908, che costituisce uno dei più terrificanti eventi della storia sismica italiana e mondiale. Utilizzando un approccio interdisciplinare che spazia dalla storia all'antropologia culturale, dalla sociologia alla psicologia di massa, e ricorrendo al supporto di numerose fonti archivistiche, giornalistiche e bibliografiche, il libro delinea, da vari angoli visuali, le vicende di una Messina devastata.