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"Il Sessantotto è durato circa quindici anni: una stagione lunghissima, in grado di sedimentare ideologie, culture, comportamenti... Nel campo delle Istituzioni, il Sessantotto ha costituito un ulteriore blocco del sistema, rendendo ancor più anacronistica di quanto non fosse per il "fattore K" una concezione della democrazia come conflitto regolato. Nel campo della cultura, il Sessantotto non ha saputo prendere distacco dalle ideologie dalla cui contestazione, pure, è sorto. Ha finito per proporre una versione, insieme, più povera e più rigida degradando ogni pragmatismo a compromesso con il potere... Il Sessantotto italiano, considerato nel suo insieme, non ha saputo evitare la dimensione del dramma. I "cooptatori" certo, hanno recuperato alla politica tante esistenze che altrimenti si sarebbero perse. E i libertari hanno rappresentato per tanti giovani l'alternativa possibile lasciandoli figli della loro generazione. Ma nessuno allora si incaricò per davvero di scontrarsi frontalmente con la pretesa innocenza che ha consentito al Sessantotto di recuperare, in un contesto di presunta novità, miti antichi della politica quali quelli della violenza o della sovversione politicamente corretta." (dall'introduzione di Gaetano Quagliarello)