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L'Unione Europea si presenta sempre di più come un sistema politico caratterizzato dall'esistenza di "politiche senza politica"; un sistema "a confusione di poteri" nel quale l'assenza di un "popolo" e la coesistenza di molteplici centri e diversi principi di legittimità si intrecciano entro reticoli caratterizzati da una dimensione gerarchica debole. Decisioni sempre più rilevanti in termini di adozione di modelli di sviluppo economico-sociali vengono prese in un contesto che, rispetto agli stati nazionali, presenta un diverso bilanciamento tra legittimità democratica (basata sia sulla rappresentanza individuale che su quella funsionale), legittimità tecnica e legittimità negoziale. È questo un bene o un male per un'Europa dove appare crescere la distanza che separa le opinioni pubbliche nazionali dalle posizioni delle élites economiche e politiche? Perché il progetto di un'Europa stabilmente pacificata e potenzialmente prospera genera oggi crescenti paure e diffidenze? Può oggi l'Unione Europea continuare a caratterizzarsi come progetto elitario o richiede un'ampia legittimazione popolare? È possibile democratizzare l'UE senza che essa assuma le caratteristiche proprie di uno stato nazionale? A questi e altri pressanti interrogativi il volume cerca di dare non tanto una risposta, quanto di fornire gli strumenti per comprenderne l'urgenza e individuare le radici profonde del malessere europeo dell'UE "post-Maastricht".