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Per molti, l'America latina rappresenterebbe la manifestazione più evidente del fallimento del capitalismo e del fatto che il mercato produrrebbe ingiustizia e sottosviluppo. Per tale ragione, questo continente non solo è costantemente attraversato da multiformi peronismi e castrismi, ma è pure al centro delle passioni di larga parte della cultura terzomondista europea. Alvaro Vargas Llosa ne offre una lettura radicalmente diversa, basata sull'individuazione - nella storia dell'America centrale e meridionale - di quelli che egli definisce "i cinque principi dell'oppressione": il corporativismo, il mercantilismo di Stato, il privilegio, la redistribuzione della ricchezza e il diritto politicizzato. Essi erano presenti già nelle civiltà pre-colombiane, ma sono stati poi radicati nella società latinoamericana prima dal dominio coloniale, poi dalle repubbliche ottocentesche e, infine, dai regimi variamente dittatoriali e socialisti del ventesimo secolo. Per Vargas Llosa l'unica speranza è quella di un'evoluzione liberale dell'America latina, bisognosa di darsi ordini giuridici stabili e legittimi, basati sul rispetto della proprietà, del diritto a intraprendere e della libertà di mercato. Contro l'arbitrio del potere e contro il rischio di perdere ogni speranza nel futuro, il continente deve al più presto riscoprire la forza del diritto e della libertà individuale.