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Le vittime degli 'anni di piombo', non solo i caduti, ma i molti resi invalidi dagli attentati, pubblicamente onorati nel clamore dei fatti, spesso sono stati rapidamente dimenticati e poco meno che abbandonati. La dignità del loro silenzio e il trascorrere del tempo sembrano quasi renderli estranei e fastidiosi, poiché la loro presenza ricorda vicende troppo dolorose e talvolta ancora insondate, misteriose e imbarazzanti, che si vorrebbero dimenticare, quasi estirpare dalla nostra storia. Col tempo la ribalta è più garantita ai carnefici che alle silenziose vittime. I fatti che stiamo oggi vivendo dimostrano, invece, quanto il non dimenticare sia un impegno non solo di civiltà, ma anche di salvaguardia per il futuro.