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Il contrasto fra girondini e giacobini non è soltanto un episodio importante della Rivoluzione francese, ma il primo capitolo di un conflitto epocale tra due concezioni politiche opposte: l'una fondata sulla tutela rigorosa dei diritti individuali, l'altra animata dal mito della volontà generale e fautrice di un primato assoluto della politica su ogni altra attività umana. È la tesi sostenuta da Mario Vinciguerra in questo libro del 1927, che individua in filigrana la radice giacobino-napoleonica del fascismo, anticipando le conclusioni dei successivi studi di Guglielmo Ferrero, Jacob Talmon e Renzo De Felice.