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Vladia è un'immaginaria città della Romania socialista alla fine degli anni Settanta. Una distesa di colline la taglia fuori da tutto, dal mondo e dalla Storia con la "s" maiuscola. Questa città vive in un tempo sospeso, tutto suo, in cui presente e futuro sembrano forme di passato. Sulle colline di Vladia abita il ricordo di una storia d'amore, quella di un principe-aviatore che fece costruire nel punto più alto della città una maestosa villa per la sua amante, K.F. Ogni primavera, il principe veniva a trovare la donna, sorvolando le case col suo biplano, finché un anno non è più tornato. K.F., però, non ha mai smesso di aspettarlo, o almeno così credono gli abitanti di quelle parti. Dall'alto della villa, la donna, sempre più anziana, assiste con indifferenza al declino di Vladia, assediata da una vegetazione che sembra avere strani poteri. Ma un giorno anche K.F., come il suo principe, scompare, e la sua scomparsa è l'inizio e la fine di altre storie. Dietro la parvenza di un racconto fantastico e pieno di misteri, Uricaru scrive un romanzo iperrealista, che si nutre di metafore per denunciare il totalitarismo del regime di Ceauescu e, in generale, di qualsiasi modello di società che renda la libertà inutile e la pace terrificante.