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Nell'epoca della guerra che porterà alla disgregazione politica della Jugoslavia, Ahil Dujmovic-Achille è una giovane stella del pallone: le squadre e la stampa di mezzo mondo impazziscono per lui, il calciatore intellettuale che lancia prodigiosamente, ama la filosofia e legge Proust. La sua ascesa nell'universo calcistico segna la parabola di una carriera fulminante e fugace allo stesso tempo, un brillante sogno destinato a durare poco. Fra dribbling, palleggi e tiri in porta, Achille riflette sull'anima del mondo, che ha la forma di una sfera, assomiglia a un pallone e segue le stesse regole del calcio. Le regole del gioco come le regole del mondo, che nasce dalle parole con cui lo raccontiamo: quello in cui vive Achille è un mondo costretto a fare i conti con l'epidemia della guerra, che ha contagiato il linguaggio prima ancora di arrivare nelle strade. Quando l'unità della Jugoslavia andrà in frantumi e l'astro calcistico di Achille imboccherà la via del tramonto, il riscatto per il calciatore intellettuale e per il suo Paese passerà attraverso il sogno di un mondo ideale, l'utopia di una repubblica della lingua in cui pensare e far nascere un mondo nuovo, parlando parole di pace. In "Achille nella terra di nessuno" l'entusiasmo, la passione e la nostalgia per le grandi glorie calcistiche del passato (dalla nazionale jugoslava ai Mondiali del 1930 alla mano de dios di Maradona) s'intrecciano a profonde riflessioni di natura filosofica e antropologica, restituendo un romanzo che racconta l'importanza di ripartire dalla parola per dare un senso alla realtà.