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L'idea che bene o male ci siamo costruiti dell'Albania e degli albanesi in un decennio di reciproco avvicinamento, grazie a questo libro, potrà fare i conti non solo con notiziari, analisi, reportage, cronaca nera e varia informazione, ma anche con materiale umano di prima scelta, ovvero con i giorni e le opere di un uomo, che ha vissuto in prima persona e sulla propria pelle - come usa dire - quel doloroso incidente della Storia contemporanea che in una parola possiamo chiamare Albania. Una vita segnata da indicibili sofferenze e soprusi, vincolata entro i gangli della dittatura comunista, ha dentro sé una coscienza solidamente fondata, indisponibile a farsi abbrutire dai contesti e dagli eventi. C'è un nucleo inviolabile, laicamente e sacralmente libero, di fronte al quale non c'è barbarie che tenga. Amore e cultura: questi, secondo Kasoruho, gli strumenti che permettono a un individuo di essere e restare persona, di conservare e sviluppare, malgrado tutto, il patrimonio di sensibilità di cui è portatore. Un romanzo che colloca il viaggio della memoria dentro un viaggio reale, nel lunghissimo volo di un'ora dal passato al futuro.