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La crisi del mercato del credito è lo scenario in cui si sta realizzando un profondo mutamento della struttura e dei caratteri del diritto delle obbligazioni. Il legislatore - nazionale ed europeo - valorizza sempre piú figure di garanzie atipiche, nelle quali le parti concordano modalità stragiudiziali di escussione per rispondere ad una di crisi economica caratterizzata dalla scarsa qualità dei crediti presenti nei bilanci di molti istituti bancari, e dalla non agevole accessibilità per le imprese al mercato dei finanziamenti. Ciò suggerisce, da un lato, di indagare quanto i recenti meccanismi marciani siano appaganti rispetto alle esigenze di proporzionalità dei rapporti e, dall'altro, di inquadrare i crediti deteriorati quale fenomeno non unitario, accentuando la consistenza autonoma degli inadempimenti probabili. Le molteplici risposte alle diverse crisi coinvolte (crisi della banca/creditrice e impresa peculiare, crisi dell'impresa/debitrice, crisi del consumatore/debitore) possono fornirsi secondo una duplice prospettiva: il «macrolivello» della regolazione finanziaria e bancaria e la ricaduta delle innovazioni normative all'interno del singolo rapporto obbligatorio. L'indagine si imbatte necessariamente in un'ulteriore crisi, inedita per contenuto, dimensioni e conseguenze, di fronte alla quale vacillano proprio le piú recenti acquisizioni, a partire dalla auto-realizzazione coattiva del credito, con conseguente marginalizzazione della giurisdizione. Nella crisi pandemica, alla carenza di liquidità si aggiungono i danni determinati dall'imprevedibilità della situazione di mercato: il repentino cambiamento delle condizioni patrimoniali di imprese e consumatori pone l'interrogativo relativo ad una rinnovata legittimazione dell'intervento pubblico in economia.