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L'autore analizza il tema della distruzione del testamento olografo nel quadro della teoria generale del negozio e dei comportamenti giuridici. Il fascino irradiante della teorica di una caducazione dell'olografo realizzata a prescindere da una revocazione di tipo negoziale, seppur realizzata in forma tacita o per contegno concludente, consente lo studio critico di momenti e contributi fondamentali per la teoria generale e non solo per la branca del diritto delle successioni, in virtù di un'indagine incentrata su numerose e delicate questioni che vanno dalla stessa ammissibilità di una fattispecie di «revoca» tacita di una pregressa revoca manifestata in forma espressa del negozio mortis causa sino alla qualificazione del fenomeno principale di cui all'art. 684 c.c. in termini ad es. di vero e proprio negozio di attuazione (se si ritiene che tale categoria abbia una sua propria autonomia). In questo contesto, la distruzione del negozio testamentario (redatto nelle forme dell'olografo) viene focalizzata con un raffronto dialettico e costante tra la concezione programmatica e negoziale e quella di tipo attuoso e reale: l'operazione concreta che si attua e realizza nella soppressione documentale del testamento altro non è che un particolare atteggiarsi di una autoregolamentazione dei propri interessi che il testatore pone in essere con un atto lecito reale di distruzione dell'olografo. Ne risulta confermata la possibile sostenibilità di una proposta ricostruttiva nel quadro dei comportamenti giuridici che vede l'esistenza accanto ad una revoca espressa o per comportamento concludente (riconducibili all'area della negozialità) anche di un potere caducatorio del testatore direttamente legato all'atto soppressivo dell'olografo con importanti implicazioni di tipo sistematico ed ermeneutico.