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"Conosco un modo che ti permetterà di guadagnare un sacco di soldi!" Solitamente è così che ha inizio la proposta di affiliazione, da un amico o un parente che, più o meno consapevolmente, tenta di rigirare "l'affare", "l'occasione da non perdere". Questo lavoro trae l'abbrivio dalla curiosità suscitata da tale fenomeno, peculiare e quanto mai attuale anche a causa della crisi che interessa il mondo del lavoro e dell'economia e ha come obiettivo l'analisi del fenomeno delle vendite piramidali, in chiave giuridica, soprattutto alla luce della riforma normativa intervenuta con la legge n. 173 del 2005. Tale legge, per la prima volta, oltre a qualificare e definire cosa debba intendersi per "vendita piramidale", perimetrandone l'ambito applicativo, codifica una sanzione penale per chi pone in essere tali forme di vendita, riconoscendo alle stesse, dunque, un disvalore autonomo, indipendentemente dalle forme di reato più gravi che potrebbe integrare. Il dato normativo, piuttosto, tace sulle conseguenze civilistiche che investono il contratto di affiliazione, ed è proprio su questo aspetto che si concentra il presente lavoro, analizzando la possibilità di applicazione delle categorie civilistiche tradizionali e le relative conseguenze.