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Il panorama letterario modernista è costellato da una serie di romanzi che rinunciano all'illusione realista di una scrittura lineare, ma anche ai miti auratici delle poetiche decadenti, dando vita a quello che è stato definito come "un maturo e disilluso realismo", una scrittura basata cioè sul principio di "molteplicità" che fa da anello di congiunzione tra modernità e postmodernità. In Italia, questo ideale di scrittura, che ha tra i suoi maggiori esponenti l'autore per eccellenza di "opere aperte" James Joyce, ha trovato voce in Carlo Emilio Gadda, ovvero un "collega" di Joyce, come io aveva definito per primo Gianfranco Contini. Gadda ha dato pieno corpo alla poetica umoristica teorizzata da Pirandello, creando uno stile "mimetico-espressivo" che rinnova l'esperienza joyciana e porta avanti la metamorfosi che ha trasformato il romanzo in enciclopedia aperta o "opera mondo".